Quando furono chiesti gli ingredienti ad una donna della Barbados, lei rispose in dialetto stretto ‘Haf a learn um’ (Have to learn how) ossia ‘Devo imparare come si fa’. Da qui il nome.
Tralasciando le fantasiose origini sul nome, una delle prime testimonianze riguardanti il Falernum risale al 1808, sulle pagine del Barbados Mercury e Bridgetown Gazette, un giornale stampato bisettimanale alle Barbados dal 1783 al 1839. Da questa data in poi si possono osservare diverse citazioni su inserzioni pubblicitarie in numerose riviste dell’epoca, ma ancora nessun dettaglio sulla ricetta.
Le prime informazioni documentate arrivano nel 1845, quando all’interno di una lista di materiale importato pubblicato sul Glasgow Herald (Scozia), viene descritto come “strong water” (acqua forte), probabilmente a sottolineare una gradazione alcolica non troppo pronunciata. Nel 1847, su un annuncio pubblicitario presente sul “The Morning Post” (Inghilterra), viene descritto come un liquore composto da rum, succo di lime e zucchero di canna. Stessa descrizione possiamo trovare In un articolo pubblicato ad Honolulu (Hawaii) nel 1891, sul quotidiano ‘The Pacific commercial advisers’.
Nel 1892 sulla rivista letteraria “All the year round” di proprietà di Charles Dickens, viene descritto uno dei modi di bere più apprezzati alle Barbados. Si tratta di un miscelato con Falernum e rum chiamato “Green Swizzle” o “Dry/Red Swizzle”, a seconda che venga utilizzato del bitter all’artemisia o dell’angostura. Qualche anno dopo, nel 1908, un articolo sul “The San Francisco Call” svela i segreti più ancestrali dietro l’utilizzo dello ‘Swizzlestick’, questo particolare bastoncino con alla sommità una diramazione a cinque punte, che si utilizza nel liquido ruotando rapidamente lo stelo tra i palmi delle mani.
Dobbiamo saltare al 1896 per leggere maggiori dettagli sul Falernum. Alcuni quotidiani, tra cui il “Philadelphia Inquirer” e il “The Salt Lake herald”, pubblicano degli articoli dove per la prima volta appare la ricetta base per questo sciroppo caraibico utilizzato come aperitivo prima dei pasti:
- una parte di succo di lime
- due parti di sciroppo di zucchero
- tre parti di rum giamaicano
- quattro parti di acqua
- mandorle amare
Da tenere in botte per una settimana e poi imbottigliare.
E’ del tutto evidente il collegamento con la filastrocca caraibica a base del Punch ‘One of sour, two of sweet, three of strong and four of weak’ e viene naturale pensare che il Falernum possa avere origini ancora più antiche. Una bevanda alcolica comunemente preparata, sin dal 1750, nelle case di moltissime famiglie nelle Barbados. Una ricetta tramandata di generazione in generazione, sempre buona e sempre un poco diversa.
Nella fonti più datate non si menzionano dunque zenzero, pimento, cannella o altre spezie
IL FALERNUM INDUSTRIALE
E’ nel libro ‘Adventure Guide to Barbados’ del 1990 che lo scrittore Harry S. Parisier cita un nativo delle Barbados, tale Henry Parkinson, come creatore della prima ricetta industriale, registrata nel 1934 da un suo discendente, con gli ingredienti tutt’ora utilizzati:
– mandorle tritate, zucchero di canna, chiodi di garofano in polvere, radice di zenzero e lime.
Il discendente si chiamava Arthur Stansfeld che, nel 1935, fonda l’azienda Stansfeld Scott & Co. Ltd nelle Barbados per miscelare e imbottigliare il rum con il marchio Cockade. La società da sempre afferma che Arthur Stansfeld creò il primo e unico marchio originale di Falernum, lo Stansfeld Falernum.
Ma c’è chi rivendica origini ancora più antiche.
Tra tutte queste storie spicca quella di un uomo chiamato John D. Taylor, altro produttore di rum sempre delle Barbados, che ne reclamò la ricetta già dal 1890. La stessa ricetta acquisita ed utilizzata dal Velvet Falernum, liquore tornato ad essere distribuito dal 2008 e tutt’ora in commercio.
Proseguendo le ricerche ho trovato un altro riferimento più antico. Nel 1886 si svolse a Londra “L’esposizione coloniale e indiana”. Tenutasi a South Kensington, la fiera fu inaugurata dalla regina Vittoria e ricevette ben 5,5 milioni di visitatori. In concomitanza con la mostra fu pubblicato il catalogo e una guida intitolata “Reports on the Colonial Sections of the Exhibition” a cura della Royal Society for the Encouragement of Arts, Manufactures and Commerce (RSA), ONG fondata nel 1754 in Inghilterra allo scopo di dedicarsi alle attività sociali e alle opere d’arte, della manifattura e del commercio. In queste pagine si descrive il Falernum come un importante liquore, a base di rum succo di lime, acqua e zucchero e sono elencati i produttori di falernum che vi parteciparono, provenienti non solo dalle Barbados, ma anche da altre isole delle Indie Occidentali. Ciò suggerisce che il falernum fosse una bevanda tradizionale popolare nelle Indie occidentali in generale.
DONN BEACH E IL FALERNUM
Sicuramente Ernest Raymond Beaumont Gantt, più tardi conosciuto come Donn Beach, si sarà imbattuto nel Falernum in uno dei suoi viaggi verso i Caraibi in quanto quello stesso liquore divenne un componente chiave di molti suoi cocktails creati al Don The Beachcomber’s Cafe dal 1933.
Ma quale considerare come il Falernum utilizzato da Donn?! Difficile rispondere.
Forse può aiutarci la descrizione che Frank Schoonmaker, critico enologico, pubblica il 2 Febbraio del 1935 nella colonna “Wines and Liquors” del “The New Yorker”, descrivendo il Falernum come uno sciroppo leggermente alcolico.
O ancora nel libro “The Fine Art of Mixing Drinks” di David A.Embury, pubblicato nel 1948, si può leggere: “Questo sciroppo ha un contenuto alcolico appena sufficiente per essere classificato come liquore. La gradazione va da 12 ° a 18°. È uno sciroppo bianco con una base ottenuta dalla distillazione del rum. Carattere aromatico, con un distinto sapore di mandorla e solo un debole sentore di zenzero.”
A leggere queste descrizioni siamo ben lontani dai sapori complessi che oggi si troviamo in molti dei Falernum commerciali.
Una delle ricette più diffuse e copiate, tanto da essere considerata come un elemento chiave della miscelazione oggi chiamata Tiki, è il Falernum #9. La ricetta non proviene da Donn e non ha alcuna attinenza con la sua miscelazione. In realtà è nata per esigenza del blogger Paul Clarke, collaboratore di Imbibe e proprietario del sito Cocktail Chronicles, perché all’epoca (circa il 2007) il Falernum commerciale era difficile da trovare. Paul ha lavorato su questa ricetta per oltre un anno e, dopo 8 tentativi, è approdato alla ricetta definitiva. Da qui deriva il nome, Falernum n. 9.
Possiamo quindi affermare che il John D. Taylor Falernum è più tradizionale in termini di ciò che Donn & Vic avrebbero usato durante l’epoca d’oro della miscelazione polinesiana?! A quanto pare altri autorevoli fonti, come Matt Pietrek (autore del libro “Minimalist Tiki”), Tim “Swanky” Glazner (autore del libro “Mai-Kai, History & Mistery of the Iconic Tiki Restaraunt”) e Martin Cate (autore del libro “Smuggler’s Cove”), concordano su questo.
Ad ognuno il suo.
Articolo pubblicato originariamente su Facebook nel 2016, revisionato e corretto nel 2021.
Где же рецепт фалернума#9?
Спасибо, ссылка сейчас должна быть исправлена.
https://www.nuvolablu.blog/falernum/